Lo raccontai come fossimo già tutti morti
e le parole epitaffi
per il pennuto cacciatore instancabile
per il guizzante argenteo
per lo striato
per il quasi trasparente
evidentemente il primo
ad accettare di essere un fantasma
Per me, che preparavo la conservazione
delle mie spoglie nel sale
Raccontai ogni cosa come non ci fosse più
il respiro, il battito, il contrarsi del muscolo
se non nel ricordo che lo spirito conservava
mentre passava leggero sull’acqua
che una volta riempì, volenteroso, di vita
E triste accarezza ancora