alefanti

parole allo specchio

Carne

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È la medesima carne:
la mostrai in piena luce agli occhi di un ragazzo
che sarebbe stato uomo un giorno
in un tempo così lontano
che più non pare vero
ma solo il fotogramma di un vecchio film
di cui ho scordato la trama
È la medesima carne:
le cellule non sono più le stesse
lontanissime parenti dopo mille generazioni ed altre mille
la grana della pelle faticheresti ad associarla
a quella che – elastica – riempiva le sue mani fortunate
non ha più quello slancio a fremere di un tocco
È la medesima carne:
sente ancora il freddo e sa dirtelo in brividi
patisce ancora il caldo e te lo dice in acqua
che rende in gocce piccole quando altro non può per rinfrescarsi
La curva dietro il collo denuncia
la fatica di portare dentro la testa
tutti i pensieri e i loro voli arditi
anche se leggera la fa l’avvicinarsi del traguardo
È la medesima carne:
il comune destino del disfarsi
dice fratello ad ognuno che passi accanto
o lontanissimo viva
la voce che la abita sogna di sopravviverle
ma non lo sa con certezza
per questa povertà ogni tanto si smarrisce
e piange
È la medesima carne:
volerle ancora bene come ad un’amica
mi viene naturale e insieme strano
come per l’imbarazzo verso qualcuno
che ho trattato male senza una ragione

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