Denti aguzzi in fauci spalancate
e dal profondo della gola
fiamme in attesa d’aria
per farsi più feroci nel bruciare
Artigli atti a ghermire
a strappare brani di carne
a lasciare al minimo sfiorare
segni perenni di nuova distruzione
Sguardo cieco di violenza armato
di volontà d’uccidere allagato
e voce che seduce per tradire
con inganni crudeli da morirne
Questo immagino abbia visto in me
perché altrimenti eviteresti con cura
l’incrocio degli occhi per più d’un istante
e breve e raro e inaccessibile a cercarlo?
Dentro la grotta della gola
non fiamme ma carezze troveresti
e cura e tenerezza e compassione
per quella forza aspra e coraggiosa
che è in te a farti scudo di salvezza
In me un tempo corazza si faceva facilmente
per proteggere quel tanto sì gentile da toccare
da temerne il veleno all’abbandono
Così me la ricordo e la assomiglio alla tua
ma certo sbaglio per troppa generosità nei miei confronti
perché l’avere imparato a perdonarmi
mi fa sorella agli altrui dolori
e mi illudo di comprenderne i sentieri
Tutto è probabilmente più banale:
altre cose, più importanti, hai nei pensieri
che questa donna incerta che parla
e scrive e non lo sa che vivere
in un mondo tutto suo di sogni
non fa sbocciare fiori né maturare il grano
neppure può far battere più lesto il tuo bel cuore
