Come si fa a scrivere una poesia
che abbia dita curve di carezza?
Le parole fingono sia agevole addomesticarle
si lasciano intrecciare
collaborano se ci adoperiamo per farne ghirlande,
si esercitano nella sottile finzione di mostrarsi miti.
Ma hanno spigoli duri ed unghie adunche – le parole –
pesanti da sollevare se ti cadono addosso
pungono come frecce
e le punte hanno il sapore stretto del veleno.
Come si può, dunque, essere certi
che il dono non morda la mano che scioglie il fiocco
e svolge la carta fiorita?